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Né allenatori, né istruttori, ma formatori!!!

Il mondo cambia, il tempo passa; avanzano nuove tecnologie, nuovi metodi, nuovi modi di pensare e di vivere, in sostanza nuove generazioni.
È scorretto parlare oggi in senso negativo del comportamento dei giovani, fare confronti con come eravamo noi alla loro età. Certo, qualcosa di criticabile in loro c’è e si nota, ma è giusto accettarli e farcene una ragione. Un tempo ricordo che anche i nostri padri e i datori di lavoro si lamentavano di noi per la scarsa volontà, per l’applicazione superficiale, per il fatto di prendere tutto con leggerezza. La storia, dunque, si ripete.
Nel caso specifico, una società sportiva che lavora nel settore giovanile non può non tener conto di questi elementi di fondo, del fatto quindi che i ragazzi cambiano, hanno attitudini e bisogni nuovi, comportamenti e personalità diverse rispetto al passato.
Chi si occupa ed opera nel campo della formazione dai 6 anni ai 12 -13 anni deve essere preparato non solo dal punto di vista calcistico, ma deve avere competenze metodologiche, organizzative, tecniche e soprattutto psico-relazionali.
Non può improvvisare, altrimenti genera confusione, provocando più danni che benefici. Deve invece creare un progetto di fondo, di concerto con la società sportiva, programmando un percorso formativo che abbia obiettivi da raggiungere. Solo in questo modo, da una parte il formatore fissa dei punti di riferimento, dall’altra il ragazzo ha la possibilità di verificare i suoi miglioramenti, aumentando la propria autostima e sicurezza.
La società sportiva deve quindi scegliere i responsabili delle squadre giovanili, soprattutto nella fascia dei piccoli, in base alle competenze specifiche ricordate prima, in base all'esperienza maturata a contatto con i bambini e non solamente in base alla competenza in campo calcistico.
La relazione formativa con i giovani è particolare, in quanto è necessario che venga vissuta non solo dal punto di vista sportivo, ma anche dal punto di vista umano, lontano quindi da fanatismi, da traguardi assurdi, da esigenze di classifica, in perfetta collaborazione con i genitori.
(post di Eugenio Bezzi)